Conclusa la due giorni di Aggiornamento Teologico-Pastorale per il Clero dell’Arcidiocesi Metropolitana di Catanzaro-Squillace, iniziato sabato mattina con la presenza del Card. Mario Grech, Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi, il quale ha tenuto la sua riflessione sul ruolo dei presbiteri nel Cammino Sinodale e sul rapporto tra Sinodalità e Sacerdoti.
Martedì 15 aprile è stata la volta dell’Arcivescovo Metropolita di Catania Mons. Luigi Renna, il quale, come Presidente del Comitato scientifico e organizzatore delle Settimane Sociali dei Cattolici in Italia, ne ha presentato la 50a edizione che si terrà a Trieste dal 3 al 7 luglio 2024.
S.E. Mons. Luigi Renna: Il bisogno di tornare sul tema della democrazia
“Il nostro incontro – ha affermato Mons. Renna – si inserisce nel percorso delle Settimane sociali dei cattolici in Italia, che non sono una celebrazione del passato. […] Oggi abbiamo bisogno di tornare sul tema della democrazia e per Trieste 2024 il Comitato scientifico, dopo un proficuo tempo di ascolto, ha scelto il tema “Al cuore della democrazia. Partecipare tra storia e futuro”.
“Ma cosa possiamo dire riguardo alla democrazia? – ha continuato l’Arcivescovo –. Dovremmo parlare oggi di alcune situazioni di democrazia che possono essere definite con tre espressioni: democrazia recitativa (oggi colui che governa viene eletto e poi perde il rapporto con gli elettori, recita una parte e non vive più una relazione con quelli che sono i bisogni del popolo), stanchezza della democrazia (nasce dal fatto che oggi le disuguaglianze crescono sempre di più e la gente si sente abbandonata) e natura del populismo (nell’enciclica “Fratelli tutti” papa Francesco pone la questione in maniera obbligata: “Il tentativo di far sparire dal linguaggio la categoria di popolo, potrebbe portare a eliminare la parola stessa “democrazia”)”.
La persona al centro
Mons. Renna ha ricordato poi che la persona non è solo individuo, ma vive in relazione ed è messa in condizione di costruire il bene comune. E abbiamo uno strumento importante che ci dà potere: la Costituzione. Nata per essere un “controcanto” rispetto alla dittatura, essa non ci presenta l’individuo, ma la persona in società.
È persona chi è stato sequestrato da Hamas ed è persona chi viene bombardato a Gaza, perché la persona nel suo valore trascende quei contesti. È persona chi abita al centro e chi in periferia, chi ha un reddito bassissimo e chi invece ha grandi possibilità economiche. In queste realtà la persona ha un potere e delle possibilità di cambiamento, è protagonista.
Tale visione della persona è pienamente corrispondente a quella del bene comune nella Gaudium et Spes, che è visto come “l’insieme di quelle condizioni della vita sociale che permettono tanto ai gruppi quanto ai singoli membri di raggiungere la propria perfezione più pienamente e più speditamente”.
La democrazia è la forma di un desiderio profondamente umano
“Prima di essere una forma di governo la Democrazia è la forma di un desiderio profondamente umano”, ha continuato Mons. Renna. È il luogo del “noi tutti”. Perciò, far crescere il Paese nella democrazia, nella giustizia, nella pace è l’obiettivo di chi vuole edificare il proprio Paese e non si può pensare a questo progetto senza pensare anche all’Europa e al mondo. E “la dottrina sociale della Chiesa mai si rassegna, sempre ricerca il benessere comune, che è di tutti, non esclusivamente della Chiesa.
“Cosa vogliamo invece? – ha concluso l’Arcivescovo – Che la partecipazione sia rigenerata”. E per questo è necessario “tornare alla parola e all’ascolto, riabitare i territori, i luoghi dove le persone vivono, farli diventare luoghi della partecipazione popolare. Per questo la Settimana sociale dei cattolici In Italia sarà caratterizzata da ascolto, molto dialogo, piazze tematiche confronto sulle buone pratiche”.
Le conclusioni di S.E. Mons. Claudio Maniago
Al termine dell’incontro, S.E. Mons. Maniago, dopo aver ringraziato l’Arcivescovo di Catania per la sua presenza e la sua riflessione, ha invitato tutti i presbiteri a far tesoro di questi giorni e, nonostante le difficoltà che ci possono essere, ad essere “seminatori di cambiamento”. Il dono che portiamo a casa è continuare a riflettere anche su questi temi che riguardano da vicino la nostra società e la nostra Chiesa diocesana.