Qualche riflessione al margine della bella iniziativa dell’Arcidiocesi Metropolitana di Catanzaro-Squillace su “Democrazia: il coraggio dell’agire comune”, che vada oltre l’apprezzamento forte per i contributi straordinari offerti nel Convegno.
Riflessione che porta invece al cuore del problema del dibattito su democrazia e partecipazione, ed alla consapevolezza che oggi la Chiesa è ritornata ad essere momento di profezia per la società italiana sui temi etici e sociali che appaiono determinanti per il futuro del Paese.
Tra democrazia e partecipazione
Il confronto che finora si è sviluppato in Italia sul tema del rapporto tra democrazia e processi di partecipazione, così come sul tema della pace e dell’autonomia differenziata (tutti temi magistralmente affrontati nel Convegno) è stato fortemente bacato e avvelenato dalla prevalenza dell’approccio ideologico, dal contraddittorio teoretico e polemico tra i partiti e le parti sociali, escludendo così dal confronto i cittadini e le componenti sociali autentiche che invece sono la linfa della democrazia partecipata.
La Chiesa protagonista credibile
Ebbene proprio la Chiesa diventa oggi protagonista credibile, a partire dalle Settimane Sociali che ritornano ad essere momento vivo del dibattito del Paese, di una ripresa del confronto sociale su questi argomenti, ancor più autorevole perché portatrice di un disegno di Salvezza e di Giustizia che derivano dall’amore di Dio verso tutti gli uomini, assumendo il suo ruolo di Profezia, e non più dalla logica di orientamento verso i credenti in senso partitico nella logica del collateralismo cattolico che a lungo ha condizionato la libertà di espressione della Chiesa Italiana sulle questioni politiche e sociali del Paese.
La politica nella “Fratelli tutti” di Papa Francesco
Ed è Papa Francesco l’interprete autentico di questo protagonismo etico e di orientamento sociale della Chiesa, quando in “Fratelli tutti” vede nel fare politica oggi “delle forme che ostacolano il cammino verso un mondo diverso… capace di realizzare quella fraternità a partire da popoli e nazioni che vivono l’amicizia sociale” (n. 154), ed auspica una “buona politica” fondata sulla carità e sulla spiritualità della fraternità, che presuppone un ”confronto nei cuori umani”.
“Abbiamo bisogno di una politica che pensi con una visione ampia, e che porti avanti un nuovo approccio integrale, includendo in un dialogo interdisciplinare i diversi aspetti della crisi…che sia capace di riformare le istituzioni, coordinarle e dotarle di buone pratiche, che permettano di superare pressioni e inerzie viziose” (n. 177). Solo così la politica riacquista credibilità e incisività e potrà a pieno titolo essere guida di “un’economia integrata in un progetto sociale, culturale e popolare che tende al bene comune” (n.179).
La carità sociale ci fa amare il bene comune e fa cercare il bene di tutte le persone, dice Papa Francesco. Egli, esortando coloro che si occupano del bene comune a non trascurare la virtù della carità, non si ferma su atteggiamenti “pietistici”, ma vede negli atti di carità dei gesti “che spingono a creare istituzioni più sane, ordinamenti più giusti, strutture più solidali” (n.186). Questa attenzione di amore politico ha come preferenzialità l’amore per gli ultimi. “Solo con uno sguardo il cui orizzonte sia trasformato dalla carità … i poveri sono riconosciuti e apprezzati nella loro immensa dignità, rispettati nel loro stile proprio e nella loro cultura” (n.187).
Per Francesco la partecipazione e la buona politica sono gli antidoti all’arretramento della democrazia (discorso del Papa in Grecia nell’ottobre del 20201), perché la politica è cosa buona, ed è “arte del bene comune”.
La testimonianza dei cristiani di oggi
Questo orientamento lasciato alla testimonianza dei cristiani che vivono in pieno le contraddizioni della società oggi è il vero snodo delle opzioni politiche dei cristiani che vogliono ritornare in libertà alla partecipazione politica nel nostro Paese, ed è il vero lascito del vivo dibattito del Convegno in preparazione della Settimana sociale.
Nessuno oggi pensa alla ricostituzione di un partito cattolico nel nostro Paese, anche se tanti si autoassurgono a improbabili testimoni interessati al protagonismo e poco credibili di un passato che non più ritornare, confondendo l’identità cristiana con il moderatismo.
Dal parteggiare al partecipare
Quello che serve è un momento di discernimento e di elaborazione culturale, e di profezia, sui temi centrali della carità e della giustizia come faro della politica che sta ai cristiani impegnati nella politica testimoniare e tradurre in progetti, per orientare parti e movimenti, senza velleità integralistiche, ad agire per il bene comune. La Chiesa può e forse deve lavorare in tale direzione, consapevole della grande credibilità che oggi ha sulla testimonianza etica sui grandi temi della politica come bene comune e interesse collettivo.
È quella direzione che Papa Francesco indica come il necessario passaggio per i cristiani impegnati e per la politica “dal parteggiare al partecipare”.
Antonio De Marco