“Quanto è bello capire, ed è importante vivere, che il Signore attraverso di noi si prende cura dell’altro, impone le mani e guarisce i cuori sofferenti, fa sentire la sua prossimità, la sua vicinanza, la sua condivisione attraverso i nostri gesti e le nostre parole e i nostri atteggiamenti e i nostri sguardi.
Questa grande missione che il Signore ci affida, ce la consegna ancora una volta oggi per le mani di Maria.
Noi pellegrini qui nella sua casa, nel santuario così caro alla nostra Chiesa diocesana, torniamo nelle nostre case con una nuova consapevolezza, nelle piccole cose di ogni giorno, e chiederci se davvero stiamo facendo quello che il Signore Gesù ci dice, quello che Lui ci chiede e cioè se stiamo vivendo nelle piccole cose quotidiane il Vangelo della libertà, il Vangelo dell’amore e se lo stiamo testimoniando con le nostre scelte”.
Con queste parole don Ivan Rauti, delegato arcivescovile per la Pastorale, ha salutato la folla di pellegrini convenuti alla Basilica mariana di Porto in Gimigliano (CZ), in occasione del tradizionale pellegrinaggio diocesano del 25 aprile.
Un messaggio molto significativo che ha unito, nella preghiera, i pellegrini convenuti a Porto con l’Arcivescovo Claudio Maniago in questi giorni a Roma con i vescovi calabresi per la visita “ad Limina”.
L’istituzione di questo appuntamento diocesano
L’appuntamento diocesano a Porto fu istituito negli anni cinquanta dall’allora Arcivescovo Armando Fares in concomitanza con l’anniversario della liberazione. Una data che simboleggiava per i devoti della Madonna di Porto l’adempimento di un voto fatto nel corso del secondo conflitto mondiale: infatti, i fedeli, avevano promesso l’erezione del nuovo grande santuario che oggi sorge imponente in adiacenza all’originaria chiesetta che custodisce la cona di Pietro Gatto. Il nuovo santuario è definito “Tempio della pace” proprio perché sorse in adempimento a quel voto.
La partenza dalla Residenza Sanitaria Assistenziale
L’intensa giornata di fede, caratterizzata dal pellegrinaggio partito da un luogo simbolico quale la Residenza Sanitaria Assistenziale, dove il personale e gli ospiti della struttura, alla presenza del rettore della basilica don Fabrizio Fittante, si sono uniti in preghiera.
Il pellegrinaggio ha quindi raggiunto la Basilica dove si è svolta la solenne concelebrazione Eucaristica animata dalla Corale composta dalla Cappella Musicale “San Giuseppe”, dal Coro “Santa Maria Assunta” e dal Coro “Polifonico della Cattedrale” di Catanzaro.
Il pensiero di don Ivan Rauti, delegato arcivescovile per la Pastorale
“È bello sottolineare in questo giorno alcune concomitanze – ha detto don Ivan nell’omelia – perché oggi celebriamo il pellegrinaggio diocesano al Santuario della Madonna di Porto, come ormai da tanti anni, quello che era il pellegrinaggio cosiddetto all’inizio dell’Azione Cattolica che oggi sta incontrando il Papa a San Pietro.
Poi oggi celebriamo la festa di San Marco, tutta la Chiesa celebra la festa dell’evangelista San Marco. Il Vangelo di San Marco è il Vangelo originario, potremmo dire il primo Vangelo che è stato consegnato alla comunità, quello più antico e quello nel quale si viene istruiti piano piano alla consapevolezza dell’essere cristiani, dell’essere battezzati.
E poi oggi c’è anche la concomitanza della festa della Liberazione, che è vero che non è una festa religiosa e lo sa la celebra la società civile, ma quella di cui noi facciamo parte. E potremmo dire che una festa legata alla libertà, alla cittadinanza, alla consapevolezza dell’essere cittadini liberi e responsabili.
È vero che magari qualcuno potrebbe dire sì, ma a noi non ci riguarda, perché noi come Chiesa celebriamo altro. Relativamente però se teniamo conto di quello che diceva San Giovanni Bosco ai ragazzi che non si può essere buoni cristiani se non si è onesti cittadini.
Allora vuol dire che anche celebrare la festa della libertà della cittadinanza della democrazia è qualcosa che ci riguarda perché noi come cristiani abbiamo il compito di edificare una società più giusta, più libera, più responsabile, più democratica”.
Fate quello che Lui vi dirà
Don Ivan ha anche detto che “oggi siamo venuti qui forse con l’idea di fare un gesto devozionale nei confronti della Madonna. E invece, arrivati qui, è proprio Lei che ci indica Gesù e ci ripete “Fate quello che Lui vi dirà” e ci invita ad ascoltare la sua Parola, a prendere sul serio quelli che sono gli inviti che ci rivolge; a prendere più consapevolezza che questi inviti che Gesù ci rivolge ce li ha già rivolti nel giorno del nostro battesimo, nel giorno in cui abbiamo preso comunque consapevolezza di volerlo seguire, di essere cristiani, di essere suoi discepoli”.