Dedicata a Santa Gemma Galgani la Cappella Ospedaliera del “Ciaccio-De Lellis”

Con immensa gioia del Direttore Generale, della Direzione, del personale medico e paramedico, e, soprattutto, degli amati pazienti del Day Hospital di oncologia ed ematologia, martedì 3 settembre, alla presenza di numerosi membri del Popolo Santo di Dio, l’Arcivescovo Metropolita di Catanzaro-Squillace, S.E. Mons. Claudio Maniago, ha dedicato la Cappella Ospedaliera alla mistica lucchese Santa Gemma Galgani.

Una cerimonia che intreccia migliaia di vite segnate da dolori insolubili e lutti schiaccianti. Qui, presso il Presidio Ospedaliero “Ciaccio-De Lellis” di Catanzaro, nella Chiesa durante la Santa Messa, nel Santissimo Sacramento adorato e ricevuto, nei corridoi attraverso il Sacerdote, e nel volto paziente e rassicurante dei nostri medici, ogni giorno si incontra il Signore Gesù, Medico delle anime e dei corpi, come Buon Samaritano.

La delicatezza del luogo e la serietà dei casi trattati, nella sapienza della Chiesa, hanno portato, anni e anni fa, prima don Antonio Vasapollo, cappellano per lunghissimo tempo in questo Ospedale, e ora tramite il Direttore Generale, Dott. Giuseppe Perri, a far sì che l’Arcivescovo, Successore degli Apostoli, imprimisse il consenso della Chiesa alla venerazione e invocazione pubblica e “dedicata” di questa giovane innamorata di Gesù Crocifisso e della Vergine Addolorata.

Nell’omelia, l’Arcivescovo ha ricordato che la vita di Santa Gemma Galgani potrebbe essere definita “davvero povera, provata, disagiata in molti sensi eppure sempre con fede rivolta al Crocifisso”, nel quale trovava risposta al dolore sofferto e offerto, e pregava per ottenere aiuto nelle afflizioni quotidiane. Dove, più che in questa struttura, la Chiesa può portare a modello di vita cristificata se non Gemma Galgani, la cui unica ricchezza fu la fede, i sacramenti, lo “sposalizio mistico” con Cristo e il contatto perenne con Maria SS.ma Addolorata mediante il Santo Rosario e le preghiere del cuore che ritroviamo nel suo Diario?

Santa Gemma guarì da un tumore al polmone proprio dall’Addolorata, per poi morire a soli 25 anni di tubercolosi. Proclamata Santa da Pio XII il 2 maggio 1940, il Papa la definì “la Stella del mio pontificato”. Forse proprio perché il Ciaccio fu in passato un ricovero per tubercolotici (tubercolosario) e ora un Centro Oncoematologico di rilievo interregionale, la Provvidenza di Dio ha portato, tramite il sig. Francesco Donato e don Antonio Vasapollo, la devozione a Santa Gemma, diffusa in Città e in Regione, sebbene in toni molto discreti.

Gemma è una Santa da comprendere profondamente, e la sua vita mistica è stata ben compresa, amata e diffusa da Santi e Papi come San Pio da Pietrelcina, San Massimiliano Kolbe, Pio XI, Pio XII, San Giovanni Paolo II. La sintesi di questo gesto si riassume nella vita dei pazienti e in quella di Gemma, che ne fu un prototipo: patire le conseguenze del nostro essere “contingente”, ferito dal peccato originale, guardare al Redentore per offrire il “soffrire”, e chiedere a Lui e alla Sua e nostra Mamma Celeste di essere confortati nel dolore, e se è volontà di Dio guarire.

“La gloria di Dio è l’uomo vivente”, diceva Sant’Ireneo. In Cristo, anche l’uomo ferito può e deve conseguire, attraverso l’accettazione e la cura del dolore, la piena redenzione mediante l’intercessione di Maria. Siamo felici di seguire la via tracciata da Gesù e Maria, seguita da Gemma, nostro modello. Questa via incoraggia ogni giorno centinaia di devoti che in questo luogo vengono afflitti e vanno via consolati.

Continuiamo così, ordinariamente, fino al giorno “del Signore” predetto da Isaia: “Ecco, io creo nuovi cieli e nuova terra; e le cose precedenti non saranno ricordate, né saliranno in cuore”. (Isaia 65, 17). Ave, Maria.

Don Rosario Spanò, Cappellano