Si è concluso nel territorio della Vicaria di Chiaravalle Centrale il pellegrinaggio spirituale di preghiera dell’Arcivescovo Metropolita di Catanzaro-Squillace, S.E. Mons. Claudio Maniago, che, nell’anno di preparazione al Giubileo ormai imminente, ha visitato l’intero territorio diocesano offrendo meditazioni e riflessioni sull’importanza della preghiera.
Tanti appuntamenti con la gente comune, con gli operatori pastorali, con parroci e religiosi, voluti e pensati proprio per sottolineare l’importanza della preghiera nella vita del popolo di Dio, così come auspicato da papa Francesco lo scorso 11 febbraio: «Preghiera, inoltre, per ringraziare Dio dei tanti doni del suo amore per noi e lodare la sua opera nella creazione, che impegna tutti al rispetto e all’azione concreta e responsabile per la sua salvaguardia. Preghiera come voce “del cuore solo e dell’anima sola” (cfr At 4,32), che si traduce nella solidarietà e nella condivisione del pane quotidiano. Preghiera come via maestra verso la santità, che conduce a vivere la contemplazione anche in mezzo all’azione. Insomma, un intenso anno di preghiera, in cui i cuori si aprano a ricevere l’abbondanza della grazia, facendo del “Padre nostro”, l’orazione che Gesù ci ha insegnato, il programma di vita di ogni suo discepolo».
La riflessione in questi mesi di S.E. Mons. Claudio Maniago sul “Padre nostro”
E proprio sul “Padre nostro” si è soffermato l’Arcivescovo nelle sue riflessioni ed esortazioni: «Una preghiera che non può mancare nella nostra giornata, che Gesù stesso ci ha insegnato e che Lui mette sulle nostre labbra, nel nostro cuore, per porci davanti a Dio nel modo più bello e importante».
Nei messaggi del Presule, si è posto l’accento sullo stile di preghiera di Gesù che «ha pregato come faceva un pio israelita, ma il Vangelo è ancora più preciso, facendoci vedere come la preghiera di Gesù fosse anche qualcosa di diverso rispetto al solo uso dei Salmi o della liturgia sinagogale. La preghiera di Gesù era anche un colloquio intimo tra Figlio e Padre. Nel capitolo 17 del Vangelo di Giovanni ne abbiamo un bellissimo esempio: Gesù si rivolge al Padre, e lì scopriamo una preghiera carica di una intensità grandissima, la preghiera di un figlio che, con grande amore verso il Padre, chiede che i suoi, quelli che gli erano stati affidati, siano uniti nell’amore, che siano una cosa sola!».
La preghiera non è qualcosa di astratto
Ponendo in evidenza il modo e lo stile di preghiera di Gesù, Mons. Maniago ha sottolineato che «la cosa più importante che il Signore ci insegna è che la preghiera non è un qualcosa di astratto che avviene fra un suddito e un re, perché l’importante è vivere in grazia di Dio, ma è solo da lì che viene quella serenità, quella pace che può dare un senso alla nostra vita. E, allora, la prima cosa che il Signore ci invita a dire – e ce lo grida con forza – è di riscoprire la dignità di figli, una dignità importante davanti a Dio anche quando ci allontaniamo da Lui, anche quando pensiamo di farcela tranquillamente senza più il Padre: il Signore rimane lì, fedele».
L’invito a gustare i frutti del prossimo Anno Santo
Invitando i fedeli a predisporsi interiormente per gustare i frutti dell’Anno Santo, l’Arcivescovo ha concluso i suoi incontri raccomandando di chiedere al Signore «che da questo anno possiamo imparare a riscoprire anche la bellezza della preghiera comunitaria. Nella liturgia, tutti insieme, obbedendo al comando del Salvatore, noi viviamo e preghiamo insieme. E poi, in quell’intimità con Dio che dobbiamo riscoprire, non dobbiamo avere timori, perché essa è un canale di grazia, di serenità e di pace che ci permette di vivere tutti i giorni la sua Parola e testimoniarlo».