Te Deum 2024: Il messaggio di S.E. Mons. Maniago tra gratitudine e speranza

Nella suggestiva celebrazione Eucaristica del 31 dicembre, presieduta da S.E. Mons. Claudio Maniago, Arcivescovo Metropolita di Catanzaro-Squillace, il messaggio di speranza e gratitudine ha guidato la comunità diocesana a riflettere sull’anno trascorso e sull’inizio del nuovo, con uno sguardo rivolto al Bambino di Betlemme e al valore del tempo donato da Dio.

L’omelia dell’Arcivescovo ha posto al centro della riflessione la figura dei pastori, che per giorni hanno rappresentato un invito a scoprire il nostro posto nel presepe. La loro sorpresa e meraviglia di fronte al Bambino nella mangiatoia ci insegnano a contemplare le meraviglie di Dio, anche in un anno segnato da disprezzo della vita, violenza e divisioni. La grotta di Betlemme diventa così il luogo simbolico in cui riscoprire la speranza che non delude, incarnata da un Dio che si fa vicino e presente.

Mons. Maniago ha sottolineato l’urgenza del grido di pace che unisce i credenti al Santo Padre: “Tacciano le armi!”. Un’esortazione coraggiosa a intraprendere vie di dialogo e riconciliazione, riflessa nell’invito a guardare il presepe con occhi di fede, lasciandosi riempire di una gioia che ci accompagni nel nostro quotidiano.

La celebrazione del Te Deum ha trovato in Maria, Madre di Dio, la guida per vivere con gratitudine l’ultimo giorno dell’anno civile. Come ha ricordato l’Arcivescovo, l’attitudine della Vergine descritta nel Vangelo di Luca – «custodiva tutte queste cose meditandole nel suo cuore» – diventa un modello per ognuno di noi. Il tempo che passa, lungi dall’essere una condanna, è un dono da vivere con consapevolezza, riconoscendone il valore attraverso lo sguardo della fede.

Mons. Maniago ha invitato i fedeli a trasformarsi in «uomini e donne del grazie», capaci di riconoscere e apprezzare i doni ricevuti. La gratitudine, ha sottolineato, «è un atto molto importante e una volta lo si insegnava ai bambini come prima regola di buona educazione. Oggi invece siamo immersi in una società in cui si pretende soltanto e dove i grazie diventano sempre più rari». Inginocchiati davanti al Santissimo Sacramento, ha esortato a trovare, nella preghiera silenziosa, motivi per rendere grazie a Dio, anche nelle difficoltà che segnano il nostro cammino.

La riflessione si è conclusa con un invito al pentimento, «cogliamo l’occasione – ha detto l’Arcivescovo – per chiedere perdono e l’esperienza della misericordia di Dio consolerà ancora una volta il nostro cuore e alimenterà la nostra speranza», preparando così il terreno per un 2025 vissuto nella pienezza del Giubileo.

L’omelia di Mons. Maniago non è stata, dunque, solo un invito a guardare indietro con gratitudine, ma anche uno sprone a proiettarsi nel futuro con rinnovata fiducia e responsabilità. Nella custodia e nella meditazione dei segni della presenza di Dio, come Maria, troviamo la forza per vivere ogni esperienza che il Signore ci offre in questo tempo di grazia.

Concludendo, il Te Deum non è stato solo un momento di preghiera e ringraziamento, ma anche un potente richiamo a vivere il tempo come un dono prezioso, aperti alla speranza e alla riconciliazione, affinché il nuovo anno sia davvero un anno di grazia e pace per tutti.