Nella Basilica “Maria SS. Immacolata” di Catanzaro, S.E. Mons. Claudio Maniago ha presieduto la solenne Messa in «Coena Domini», aprendo con intensa spiritualità il Triduo Pasquale. Numerosi i fedeli accorsi per partecipare alla liturgia eucaristica che fa memoria dell’Ultima Cena di Gesù con i suoi discepoli, nella quale Egli istituì l’Eucaristia e il sacerdozio ministeriale.
«La Pasqua non è uno spettacolo, ma una realtà da vivere»
Nell’omelia, l’Arcivescovo ha ricordato che la Pasqua non è un evento da osservare “come uno spettacolo”, ma una realtà da vivere profondamente: «In questi giorni non si può essere spettatori, ma solo partecipi con Gesù a qualcosa di importante», ha affermato. «Gesù non vuole essere cercato come se si nascondesse: è Lui che ci viene incontro, per aiutarci a comprendere quanto è grande il suo amore per noi».
Dal passaggio dell’Esodo alla Pasqua di Cristo
Mons. Maniago ha guidato i fedeli in un percorso di memoria e attualizzazione: dalla Pasqua ebraica, memoriale della liberazione del popolo d’Israele dalla schiavitù d’Egitto, alla nuova Pasqua cristiana, in cui Cristo ci libera dalla schiavitù del peccato. «Quel “passaggio” – ha spiegato – è oggi il cammino dalla nostra miseria alla libertà dell’amore, dalla polvere della nostra quotidianità alla dignità che Dio ci ha donato».
La lavanda dei piedi: gesto d’amore che restituisce dignità
Particolarmente significativo il riferimento al gesto della lavanda dei piedi: «Gesù si cinge con il grembiule, si abbassa, si fa servo e lava i piedi ai suoi discepoli», un gesto che – ha sottolineato il presule – non fu solo di umiltà, ma una rivelazione dell’amore di Dio che si piega sull’umanità per restituirle valore. «Tutti noi – ha proseguito – camminiamo nella vita e i nostri piedi, simbolo della nostra esistenza, si impolverano, si feriscono, si sporcano. Gesù si china su ciascuno di noi, per lavarli, per guarirli, per ridarci splendore».
Umiltà e purificazione: un invito ad accogliere l’amore di Dio
Il vescovo ha ammonito contro l’arroganza spirituale: «Come Pietro, potremmo dire: “Signore, non è necessario”. Ma sarebbe un grave errore pensare di non aver bisogno di essere purificati. Gesù ci chiede di lasciarci amare, perché solo così possiamo imparare ad amare gli altri, a vedere in ogni persona la dignità originaria voluta da Dio».
L’Eucaristia: cuore della fede cristiana
Nel cuore della celebrazione, l’istituzione dell’Eucaristia è risuonata come un richiamo forte alla centralità della Messa nella vita del cristiano: «Vivendo bene questa celebrazione – ha concluso Mons. Maniago – possiamo riscoprire il valore dell’Eucaristia come cuore e centro della nostra fede, luogo in cui il Signore ci rigenera e ci rende capaci di amare».
Veglia e adorazione: il silenzio che prolunga l’incontro
Al termine della celebrazione, i presenti si sono recati in preghiera presso gli altari della reposizione nelle chiese della città, in un clima di silenzio e adorazione, prolungando l’incontro con il Cristo che si dona e resta con noi.