Nel contesto del cammino quaresimale, la Chiesa diocesana di Catanzaro-Squillace ha vissuto due intensi e significativi momenti di spiritualità, stringendosi con affetto a cinque sacerdoti che hanno festeggiato il loro Giubileo di Ordinazione Presbiterale.
Si tratta di don Pantaleone (Leo) Greco che ha tagliato il traguardo dei cinquant’anni di sacerdozio e di don Antonio Bomenuto, don Maurizio Franconiere, don Pasquale Gentile e don Simone Marchese che hanno invece festeggiato i venticinque anni di ordinazione.
Don Leo Greco venne ordinato presbitero il 2 marzo 1974 dall’Arcivescovo Armando Fares, mentre il gruppo dei quattro sacerdoti venne ordinato il 6 marzo 1999 da Monsignor Antonio Cantisani.
Per tutti loro la solenne celebrazione Eucaristica di ringraziamento è stata nella Basilica “Maria SS. Immacolata” di Catanzaro, presieduta dall’Arcivescovo S.E. Mons. Claudio Maniago, alla presenza di confratelli sacerdoti, famiglie, parrocchiani e amici, per ricordare e rivivere attorno all’altare la grazia di quel primo giorno e la gioia e la gratitudine per i tanti doni ricevuti in questi anni.
Mons. Maniago: “Siamo grati al Signore per questi fratelli”
Monsignor Maniago ha offerto profondi momenti di riflessione e di preghiera ai presenti. “Proprio nella bellezza di questo cammino quaresimale – ha ricordato mons. Maniago – siamo grati al Signore per la presenza di questi fratelli che celebrano il loro giubileo di sacerdozio e che ci aiutano a comprendere, a capire, per esempio, la bellezza del ministero presbiterale che, lo sappiamo, lo ripetiamo fino all’esasperazione, non è una dignità che Dio dà qualche privilegio.
I nostri Leo, Pasquale, Maurizio, Antonio, Simone vengono da storie diverse ed è bello vedere come Dio abbia saputo, nelle loro storie, nella diversità delle loro storie, costruire la sua storia. Una storia di cui Lui è protagonista e di cui questi fratelli sono diventati strumenti docili e per questo estremamente efficaci nei piani di Dio. E allora il ringraziamento oggi non è perché il Signore ha fatto una grazia a questi fratelli, ma il ringraziamento è perché, con questi nostri fratelli, il Signore ha fatto grandi opere e continua a farle in mezzo a noi. Di questo ci dobbiamo accorgere perché altrimenti ci sfugge la verità più bella della Scrittura che è proprio questa: Dio è così vicino a noi!”.
“Un prete in mezzo a noi è il segno che il Signore è in mezzo a noi”
Monsignor Maniago ha ricordato che “la presenza dei sacerdoti nella nostra vita, nelle nostre comunità è la testimonianza più visibile dell’amore del Signore per il suo popolo. Un prete in mezzo a noi è il segno che il Signore è in mezzo a noi. Un prete che annuncia la Parola di Dio è Cristo che in mezzo a noi continua con la sua Parola a nutrirci e a farci camminare. È Gesù stesso che continua a compiere gesti che ci salvano, ci liberano dal male e ci aiutano davvero, nella pienezza della nostra dignità battesimale, a camminare verso la pienezza della vita.
Ecco, allora, noi siamo qui oggi a ringraziare il Signore davvero per le grandi opere che compie e che per realizzarle usa anche noi, poveri semplici strumenti. E quello che possiamo dire per questi nostri fratelli, lo possiamo dire certo per tutti i presbiteri, lo possiamo dire, però, per ciascuno di noi, perché tutti noi, in fondo, siamo chiamati ad essere strumenti che testimoniano, nella semplicità di tutti i giorni, un Dio così vicino alla nostra vita”.
L’augurio è di essere preti in mezzo alla gente
Da qui l’augurio dell’Arcivescovo che è quello di “essere preti in mezzo alla gente, portando la vicinanza del Signore attraverso il loro servizio là dove sono, nella parrocchia e in quei servizi che svolgono per la comunità cristiana.
Una volta di più vogliamo fare un augurio ricordando delle parole che sono risuonate il giorno della loro ordinazione: “Renditi conto di quello che farai. Imita ciò che celebrerai e conforma la tua vita al mistero della croce di Cristo Signore”. Questo auguriamo ai nostri sacerdoti per i prossimi anni: crescere nella consapevolezza di quello che fanno nel nome del Signore, ma anche di imitare sempre più quei misteri che loro celebrano, a cominciare dal mistero eucaristico, in quel loro spezzare il pane con le loro mani”.