Il volto nuovo dell’econom-IA

Il premio Nobel per l’economia 2024 è stato assegnato lo scorso 14 ottobre agli economisti statunitensi Daron AcemogluSimon Johnson e James Robinson, «per i loro studi sulle istituzioni e sul modo in cui esse influenzano la prosperità», ha dichiarato la giuria del prestigioso premio, sostenendo anche che «ridurre le enormi differenze di reddito tra i Paesi è una delle maggiori sfide del nostro tempo. I vincitori hanno dimostrato l’importanza delle istituzioni per raggiungere questo obiettivo».

Le motivazioni esposte dalla giuria, sembrano incontrare quanto lo scorso 25 settembre, il Santo Padre Francesco, nel Discorso tenuto alla delegazione di “The Economy of Francesco”, aveva avuto modo di dire: «Il mondo dell’economia ha bisogno di un cambiamento», evidenziando tre aspetti determinanti tale mutamento, ovvero l’essere testimoni, non avere paura, sperare senza stancarsi, già anticipato nell’Esortazione Apostolica Evangelii Gaudium al numero 53, quando con forza aveva affermato che bisogna saper dire «no a un’economia dell’esclusione e della inequità».

A partire dal XVII secolo, le diverse scuole di pensiero economico, con l’apporto dei filosofi, si è cercato di avanzare proposte per migliorare i sistemi economici, contribuendo attraverso le scienze sociali e una sana morale, al fine di produrre un nuovo modo di approcciarsi all’economia politica.

Una diagonale che attraversa l’intera storia del pensiero economico è il tentativo di trovare una risposta al problema del rapporto tra l’individuale e il sociale, o, per usare un’espressione meno comune ma altrettanto efficace, tra l’io e l’altro. Come è possibile salvare la società e al tempo stesso affermare l’individuo con le sue libertà? Questo problema non è solo all’origine della scienza economica, ma, in un certo senso, dell’intera scienza sociale.

Il riconoscimento assegnato ad AcemogluJohnson e Robinson per i loro studi di approcciarsi all’economia, premia una visione al tema dello sviluppo economico e delle differenze tra paesi che supera i riduzionismi di un vecchio modo di fare economia; infatti il loro lavoro – fondato su analisi empiriche e teoriche solide – ha potuto evidenziare come le varie istituzioni determinino il successo o il fallimento economico di una nazione, fornendo una spiegazione esaustiva delle disuguaglianze globali.

Il lavoro di AcemogluJohnson e Robinson introduce la distinzione tra istituzioni “inclusive” (quelle che promuovono la partecipazione e protezione dei diritti, favorendo crescita economica e benessere) ed “estrattive” (dove i diritti sono nelle mani di pochi, i quali traggono vantaggio personale aumentando povertà e disuguaglianze). 

In questo momento storico dove la digitalizzazione e l’Intelligenza Artificiale stanno conoscendo uno sviluppo repentino, è quindi necessario che le istituzioni pongano attenzione anche alla tecnologia, affinché essa non sia appannaggio solo di alcuni, ma a servizio di tutti, evitandone un uso distorto che possa favorire solo “i pochi”.

È quindi in questa direzione che il Discorso di Papa Francesco tenuto lo scorso 14 giugno al G7 di Borgo Egnazia i Puglia deve essere inteso, quando aveva affermato: «Non possiamo nascondere il rischio concreto, poiché insito nel suo meccanismo fondamentale, che l’Intelligenza Artificiale limiti la visione del mondo a realtà esprimibili in numeri e racchiuse in categorie preconfezionate, estromettendo il rapporto e l’apporto di altre forme di verità e imponendo modelli antropologici, socio-economici e culturali uniformi», esortando l’azione politica degli Stati secondo lo spirito di Papa Pio XI, il quale già nel 1927 ebbe modo di dire che «la politica è la forma più alta di carità».

L’Intelligenza Artificiale che ormai domina la nostra quotidianità con le applicazioni più disparate che vanno dal riconoscimento delle immagini alle applicazioni in campo medico, è strettamente legata al mondo dell’economia. Spetta quindi alle istituzioni, come hanno rilevato i neo vincitori del Nobel per l’economia, vigilare affinché gli investimenti indirizzati verso questa tecnologia non accresca la sperequazione tra i popoli bensì favorisca il benessere collettivo.

Nicola Rotundo, teologo moralista