La domanda non è affatto ovvia, ma condensa desideri e visioni: cosa si può imparare dalla speranza? Sicuramente la tenacia che non si arrende, festeggia i risultati raggiunti ed è pronta ad andare avanti. La speranza è il credito più importante per quanti sono impegnati nel mondo della comunicazione e dell’informazione.
Anche se il contesto socio-culturale sembra non lasciare scampo, non bisogna mai essere rinunciatari. E non è un modo semplicistico per evadere i problemi. L’esperienza insegna che difficoltà, sconfitte, delusioni si superano solo guardando oltre, non restando immobili. È qui che entra in gioco la virtù. “La speranza – ricorda Papa Francesco nel messaggio per la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali 2025 – è una virtù nascosta, tenace e paziente. Tuttavia, per i cristiani sperare non è una scelta opzionale, ma una condizione imprescindibile”.
C’è, dunque, una grammatica di riferimento, un alfabeto di base cui attingere a piene mani per infondere fiducia, per far capire che un mondo diverso è possibile. È la speranza! Che impegna ed esige: non si trasmette, se non si vive. Non si comunica, se non si scava ogni giorno dentro di sé; se non ci si apre a un continuo dialogo interiore, a un continuo ascolto.
La dimensione della speranza trova nel pensiero filosofico una sua fondamentale giustificazione esistenziale. L’essere umano è strutturalmente un essere della possibilità, orientato verso ciò che deve venire. La speranza non è quindi un semplice sentimento soggettivo, ma una forza che spinge la storia verso il suo compimento. È nell’anticipazione creativa del futuro, nella capacità di immaginare e desiderare ciò che ancora non è, che si manifesta la vera essenza dell’uomo.
L’impegno sta nel saper “scrutare”, nel cercare con cura, con attenzione e con passione, guardando in profondità. Lo sguardo, infatti, è ben altro che la semplice osservazione di ciò che avviene: è entrare dentro la realtà, è lasciarsi trafiggere da ciò che avviene, è anche compassione, sentire il peso dell’altro, avvertirne le fatiche e i drammi interiori. Ed è appunto chiamata in causa la razionalità. In un mondo che fa fatica a trovare ragioni e motivazioni forti, lo sguardo decifra le ragioni profonde, quelle legate ai bisogni intimi della persona, alla sua stessa natura, alla sua spiritualità.
Si comprende, allora, il “sogno” di Papa Francesco, espresso nel messaggio per la stessa Giornata mondiale, di “una comunicazione che sappia renderci compagni di strada di tanti nostri fratelli e sorelle, per riaccendere in loro la speranza in un tempo così travagliato. Una comunicazione che sia capace di parlare al cuore, di suscitare non reazioni passionali di chiusura e rabbia, ma atteggiamenti di apertura e amicizia; capace di puntare sulla bellezza e sulla speranza anche nelle situazioni apparentemente più disperate; di generare impegno, empatia, interesse per gli altri”.
Anche se la sosta è lunga, il cammino faticoso, la meta lontana, bisogna sempre allargare lo sguardo per “scrutare” la speranza. In gioco c’è il futuro della Storia.
Vincenzo Corrado
Direttore Ufficio Nazionale per le Comunicazioni Sociali della CEI