Siamo giunti alla terza domenica d’Avvento, che ci invita alla gioia, perché il Signore è vicino.
Nella prima lettura, leggiamo infatti: “esulterà, si rallegrerà, griderà di gioia per te”. Che meraviglia! un Dio che gioisce per me, per noi. Grida dentro di noi: Tu mi fai felice! Tu sei la mia festa, la mia gioia! Grida per amare di più. Per farsi sentire, anche se noi, spesso, restiamo sordi a quest’amore.
Ed è a partire da questo che dobbiamo essere gioiosi: Dio vuole farsi sentire da me, vuole comunicarmi il suo amore di Padre. A questa azione di Dio, orientata unicamente alla nostra felicità, deve corrispondere logicamente una nostra reazione, che ci porta a rendere felici gli altri.
Il Battista, infatti, nel vangelo di oggi, ci suggerisce tre doni per poter orientare il nostro cuore alla gioia del prossimo:
il primo dono è quello della condivisione: “Chi ha due tuniche, ne dia chi non ne ha, e chi ha da mangiare, faccia altrettanto”. Mettere in comune quel che abbiamo, con tutti, senza preferenze, senza tornaconti personali. Ma condividere, avere in comune con l’altro. Ci viene consegnato un piccolo verbo: “dare qualcosa”. La proposta è la logica dell’amore e del dono. Ricordandoci che l’altro vale quanto valgo io. Cogliamo così un altro invito del Signore: prenderci cura in questo tempo, gli uni degli altri.
Il secondo dono è quello dell’onestà: “Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato”. Fare tesoro soltanto di ciò che è giusto, in qualsiasi situazione ci troviamo. Nulla ci porteremo nella tomba, ma rimarrà soltanto l’amore che avremo saputo seminare. L’insaziabilità è la radice di ogni corruzione. Quindi l’invito del Signore è quello di prendersi cura dell’onestà. Ricominciare dalla legalità, essere onesti anche nelle piccole cose.
Il terzo dono è la pace: “Non maltrattate e non estorcete”. Chiediamo al Signore il dono della mitezza. Essere miti. Rispettare l’altro che ho davanti a me. Non abusiamo della nostra forza per far piangere, per umiliare. Questo ultimo invito del Signore è quello di rispettare l’altro che ho più vicino o anche l’altro a me più sconosciuto o lontano.
Riceviamo quindi, una bella spinta in questa terza domenica d’Avvento, che ci chiede un’autentica conversione del cuore. Bisogna cambiare direzione di marcia. E negli avvenimenti della nostra vita dobbiamo saper leggere e sentire la presenza del Signore, il quale non ci abbandona mai e che gioisce con noi e per noi e siamo certi che il Signore è vicino a noi.
III Domenica di Avvento: “Che cosa dobbiamo fare?”
Siamo giunti alla terza domenica d’Avvento, che ci invita alla gioia, perché il Signore è vicino.
Nella prima lettura, leggiamo infatti: “esulterà, si rallegrerà, griderà di gioia per te”. Che meraviglia! un Dio che gioisce per me, per noi. Grida dentro di noi: Tu mi fai felice! Tu sei la mia festa, la mia gioia! Grida per amare di più. Per farsi sentire, anche se noi, spesso, restiamo sordi a quest’amore.
Ed è a partire da questo che dobbiamo essere gioiosi: Dio vuole farsi sentire da me, vuole comunicarmi il suo amore di Padre. A questa azione di Dio, orientata unicamente alla nostra felicità, deve corrispondere logicamente una nostra reazione, che ci porta a rendere felici gli altri.
Il Battista, infatti, nel vangelo di oggi, ci suggerisce tre doni per poter orientare il nostro cuore alla gioia del prossimo:
il primo dono è quello della condivisione: “Chi ha due tuniche, ne dia chi non ne ha, e chi ha da mangiare, faccia altrettanto”. Mettere in comune quel che abbiamo, con tutti, senza preferenze, senza tornaconti personali. Ma condividere, avere in comune con l’altro. Ci viene consegnato un piccolo verbo: “dare qualcosa”. La proposta è la logica dell’amore e del dono. Ricordandoci che l’altro vale quanto valgo io. Cogliamo così un altro invito del Signore: prenderci cura in questo tempo, gli uni degli altri.
Il secondo dono è quello dell’onestà: “Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato”. Fare tesoro soltanto di ciò che è giusto, in qualsiasi situazione ci troviamo. Nulla ci porteremo nella tomba, ma rimarrà soltanto l’amore che avremo saputo seminare. L’insaziabilità è la radice di ogni corruzione. Quindi l’invito del Signore è quello di prendersi cura dell’onestà. Ricominciare dalla legalità, essere onesti anche nelle piccole cose.
Il terzo dono è la pace: “Non maltrattate e non estorcete”. Chiediamo al Signore il dono della mitezza. Essere miti. Rispettare l’altro che ho davanti a me. Non abusiamo della nostra forza per far piangere, per umiliare. Questo ultimo invito del Signore è quello di rispettare l’altro che ho più vicino o anche l’altro a me più sconosciuto o lontano.
Riceviamo quindi, una bella spinta in questa terza domenica d’Avvento, che ci chiede un’autentica conversione del cuore. Bisogna cambiare direzione di marcia. E negli avvenimenti della nostra vita dobbiamo saper leggere e sentire la presenza del Signore, il quale non ci abbandona mai e che gioisce con noi e per noi e siamo certi che il Signore è vicino a noi.
Don Simone Samà
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