Pasqua è un giorno che rigenera in noi la Speranza

«Quando Papa Francesco ha aperto il Giubileo, disse di desiderare che tutti i cristiani diventassero pellegrini di speranza. Affermò che la speranza è una delle più grandi esigenze che l’uomo sente, perché l’umanità è spesso sospinta dalla disperazione. E devo dire che Papa Francesco ha davvero colto nel segno, se ci guardiamo attorno».

Sono le parole dell’Arcivescovo Metropolita di Catanzaro-Squillace, S.E. Mons. Claudio Maniago, pronunciate nell’omelia della messa del giorno di Pasqua di Resurrezione che ha presieduto nella Basilica Concattedrale “Santa Maria Assunta” di Squillace (CZ).

Alla celebrazione erano presenti molti fedeli, tra cui diversi rappresentanti dell’amministrazione comunale di Squillace, incluso il sindaco Enzo Zofrea.

«In molte parti del mondo – ha proseguito il presule – si vive calpestando la dignità umana, privati dei diritti fondamentali, tra persecuzioni e guerre. Basta ascoltare le cronache per comprendere che viviamo in un mondo disperato, privo di speranza.

Come non sentirsi schiacciati da tutto questo? La speranza è la certezza che c’è un futuro. L’umanità ha bisogno di iniezioni di speranza. In questo contesto c’è bisogno di una notizia forte che ci dicesse che vi è un cambiamento, che c’è una luce nuova. Ed oggi, giorno di Pasqua, ascoltiamo la buona notizia: Cristo è risorto. Un grido che deve diventare forza».

Commentando il passo del Vangelo del giorno, Mons. Maniago ha poi sottolineato «l’elettricità del momento della Resurrezione: le donne che corrono al sepolcro lo trovano vuoto, ma Gesù c’è sempre, è vivo ed è lui la nostra speranza».

Per l’Arcivescovo di Catanzaro-Squillace si tratta di «un progetto che abbraccia la storia dell’umanità, un progetto d’amore che abbraccia tutto e tutti. La nostra fede ci dice che Gesù è in mezzo a noi».

Concludendo, Mons. Maniago ha sottolineato che «tutto ciò che accade qui e nel mondo può essere cambiato grazie a questa forza, a questa presenza. Pasqua è un giorno che rigenera in noi la Speranza».

Carmela Commodaro