Mercoledì Santo, l’Arcivescovo Metropolita di Catanzaro-Squillace, Mons. Claudio Maniago, ha presieduto la solenne Messa del Crisma nella Basilica Cattedrale di Squillace, affiancato dai presbiteri diocesani e dai religiosi.
Il significato profondo della Messa Crismale
La Messa Crismale, o Messa del Crisma, è la celebrazione Eucaristica presieduta dal Vescovo in Cattedrale al mattino del Giovedì Santo, oppure nel pomeriggio del Mercoledì Santo, con la partecipazione di tutti i presbiteri presenti in Diocesi. A essa sono invitati anche tutti i fedeli. Questo momento liturgico rappresenta l’unità della Chiesa raccolta attorno al proprio Vescovo.
La consacrazione degli oli santi
Durante la celebrazione sono stati consacrati gli oli santi: il Santo Crisma, utilizzato per l’unzione battesimale, la cresima e l’ordine sacro, l’olio dei catecumeni e l’olio degli infermi.
Nel corso della Messa, tutti i presbiteri hanno rinnovato le promesse fatte il giorno della loro ordinazione. Le unzioni con olio d’oliva, cariche di valore simbolico e radicate in eventi biblici, sono un segno privilegiato dell’azione della Chiesa: in modo diretto nel conferimento dei sacramenti, in modo indiretto nell’Eucaristia, considerando che anche la mensa eucaristica e le mura della Chiesa sono oggetto di consacrazione nel rito di dedicazione.
L’omelia: «Siamo chiamati a essere testimoni di speranza»
Nell’omelia, Mons. Maniago ha parlato di un momento importante che permette di entrare nel cuore della Pasqua. «Siamo radunati – ha affermato – come Chiesa diocesana, […] chiamati a riscoprire il battesimo e tutti gli altri sacramenti».
Il presule si è soffermato soprattutto sulla missione sacerdotale della Chiesa dettando le linee guida comportamentali. «Occorre – ha rimarcato – essere testimoni credibili della speranza, capaci di evangelizzare davvero la società in cui viviamo […]. La speranza si annuncia e si comunica principalmente con la vita. […] Solo cristiani adulti nella fede possono diventare testimoni credibili di speranza, sia laici che consacrati, soprattutto “lavorando in rete”».
Contro la sfiducia, una Chiesa che semina speranza
«Assistiamo – ha poi detto – a un progressivo disinteresse per il cristianesimo in sé. Come cristiani siamo chiamati proprio in questo tempo a non scoraggiarci. […] In un tempo in cui le tentazioni più grandi per tutti, cristiani e non, sono proprio la sfiducia, lo scetticismo e la disperazione […] è necessario che questa speranza ci sia davvero nel nostro cuore. […] La realtà stessa del momento storico in cui viviamo che ci chiede sempre più di essere testimoni credibili del Vangelo della speranza. […] È importante rivitalizzare, allora, la missionarietà delle nostre comunità nella prospettiva di “comunicare la speranza”. […] Sperare è credere alle promesse di Dio e alla sua fedeltà. […] Diventa per noi vitale rimanere in Gesù e il suo rimanere in noi è la condizione per portare frutto […], frutti di vitalità, di gioia, di speranza. […] Per essere capaci di una missionarietà di speranza, occorre puntare sull’essenziale. […] Occorrerà praticare la carità e l’accoglienza, […] evitare le tentazioni della tristezza e degli affanni, lavorare sempre di più insieme. […] Non solo nelle parrocchie siamo chiamati a seminare speranza, ma nelle famiglie, nelle scuole, nelle istituzioni, nella cultura, nella politica, nei luoghi di aggregazione… cioè tutti quei luoghi dove la gente, oggi, spende la maggior parte del suo tempo».
Infine, Mons. Maniago ha esortato tutti, laici, sacerdoti, religiosi, a impegnarsi a cambiare mentalità, a liberarsi da sovrastrutture mentali e imparare a collaborare in maniera sinodale.
Carmela Commodaro