Squillace: celebrazione Diocesana del Giubileo degli Ammalati

In occasione della XXXIII Giornata Mondiale del Malato, l’Arcidiocesi Metropolitana di Catanzaro-Squillace ha celebrato il Giubileo Diocesano degli Ammalati, del Mondo della Sanità e dei Ministri della Consolazione. L’evento si è svolto martedì scorso nella Basilica Concattedrale “Santa Maria Assunta” di Squillace (CZ), offrendo un’importante occasione di preghiera e riflessione per coloro che soffrono e per chi si dedica con amore alla loro cura.

L’evento ha avuto inizio con una processione giubilare, partita dalla chiesa di “San Matteo”, e si è concluso in piazza Vescovado con una suggestiva processione “aux flambeaux“, simbolo di speranza e affidamento alla misericordia del Signore.

Organizzato dall’Ufficio diocesano per la Pastorale della Salute, il Giubileo ha visto la partecipazione una folta rappresentanza di persone malate e diverse associazioni che si occupano di loro. Tra queste: l’Unitalsi sottosezione di Catanzaro, l’Unitalsi di Soverato, l’Associazione Medici Cattolici, la Misericordia di Soverato, Fondazione Città Solidale, Karol Betania, il Coordinamento Associazioni per la Salute Mentale, il Centro di Studi e Promozione Familiare Don Pellicanò e l’Unione dei Ciechi e degli Ipovedenti di Catanzaro. Presenti anche diversi sindaci, amministratori locali e autorità militari.

La celebrazione Eucaristica è stata presieduta dall’Arcivescovo Metropolita, S.E. Mons. Claudio Maniago, che ha anche amministrato il sacramento dell’unzione degli infermi.

Nell’omelia, il presule ha ricordato l’importanza di questa giornata, dedicata alla Beata Vergine di Lourdes, per rinnovare l’attenzione verso le persone malate. «Ricordiamo quanto sia importante che non si perdano di vista i fratelli e le sorelle che non stanno bene» ha affermato, sottolineando come l’essere umano, pur nella sua fragilità, conservi sempre una dignità inviolabile. «Dio ha creato l’uomo, questa meravigliosa realtà che è l’essere umano, che non è divino, non è perfetto. Scopriamo la sua fragilità e c’è la necessità che trovi qualcuno che lo sostenga. Noi siamo un mistero importante! Anche quando siamo malati, abbiamo una dignità che non cessa mai e che non deve essere calpestata o ferita. Abbiamo un’impronta particolare, essere consapevoli della nostra vita».

Mons. Maniago ha evidenziato la necessità di non lasciare soli gli ammalati: «l’essere umano non è bene che sia solo, da solo non va da nessuna parte. Abbiamo bisogno di relazioni vere con persone che siano vicine a noi. Non è bene che l’uomo viva e cresca da solo. Ha bisogno di qualcuno che cammini con lui. E quando la malattia tocca la nostra vita c’è la necessità che qualcuno sia vicino a noi. È questo il primo ricostituente, la prima medicina, il primo motivo di speranza».

Riflettendo sull’evento, l’Arcivescovo ha detto che il «Giubileo dei malati è un momento in cui siamo richiamati, deve essere per noi una sveglia. Oggi riscopriamo come le persone malate siano una parte non secondaria della comunità».

Rivolgendosi direttamente a loro, ha sottolineato il valore della loro testimonianza di fede: «Il vostro vivere con fede è una ricchezza enorme per la Chiesa e per l’umanità. Attraverso la vostra vita di sofferenza il Signore fa grandi cose, per l’umanità che ha bisogno di speranza. E voi siete seminatori di speranza. Dio è vicino a voi nelle persone che vi accudiscono.

Penso alle strutture che accolgono le persone con maggiori difficoltà: infermieri, medici, personale sanitario sono al servizio con la loro persona, si prendono cura di voi. Il Signore vi è vicino in quei sacerdoti che vengono a trovarvi e importante è il lavoro delle varie associazioni impegnate nel sostegno alla persona».

Carmela Commodaro