Stiamo vivendo la “fase sapienziale” del Sinodo e si aprono i sentieri dell’ormai prossimo Anno Santo. Noi Chiesa, noi popolo in cammino, siamo dunque chiamati ad un supplemento di impegno e di energie, c’è bisogno di un passo spedito. Non è più il tempo di indugiare, di lasciarci travolgere dalla paura e dalla stanchezza e dalla tentazione di essere “cristiani da salotto”.
C’è un’arma potente a nostro favore, un’arma che non lancia bombe e proclami, ma che è essa stessa elemento costitutivo del nostro essere battezzati: la preghiera.
Il tempo di Quaresima si presenta, oggi più che mai, opportuno e propizio. Ce lo ricorda Papa Francesco che ci invita a fermarci in preghiera alla presenza di Dio e fermarci, come il Samaritano, alla presenza del fratello ferito.
Preghiera, elemosina e digiuno, sono dunque tre espressioni dello stesso “movimento di apertura e di svuotamento” di sé a cui il tempo quaresimale ci invita. Una lampada nei nostri santuari ci ricorderà l’importanza della preghiera, ma an che la necessità del “noi”, del pellegrinaggio, di va lorizzare la ricchezza di una sinodalità vissuta, da far crescere, perché dire Chiesa sia dire Sinodo.
“Prossimità”, “cuore” e “responsabilità”, nella sfida comunicativa, sono alcune tra le parole chiave che possono aiutarci a comprendere quanto sia importante per tutti noi valorizzare il senso di “comunità” che rischiamo di perdere e di offuscare.
Buon tempo di preghiera e di sinodalità a tutti noi!
Mario Arcuri e Vitaliano Caruso