“CuoreMio – Chi è forte, ama più forte”. Questo il titolo del progetto sull’educazione all’affettività e al rispetto dell’altro, rivolto agli adolescenti dai 14 ai 20 anni, promosso dall’Arcidiocesi Metropolitana di Catanzaro-Squillace attraverso il Servizio per la Pastorale Giovanile e presentato venerdì 2 febbraio con una conferenza stampa presso il Centro Giovanile Diocesano in Roccelletta di Borgia (CZ).
Il cammino fatto nei mesi precedenti presentato da Ilaria Badolato
Dopo i saluti e la presentazione da parte di Ilaria Badolato, responsabile del Servizio Diocesano per la Pastorale Giovanile, del percorso fatto nei mesi precedenti con la collaborazione del Centro Calabrese di Solidarietà, spinti dal desiderio di voler provare a dare un segno concreto in seguito ai fatti di cronaca a livello nazionale e locale che hanno coinvolto il mondo giovanile in una serie di vicende gravi di violenza, è stato presentato il logo che accompagnerà questo cammino e che è stato realizzato dall’artista catanzarese Massimo Sirelli.
Il logo realizzato dall’artista Massimo Sirelli
Sirelli, dopo aver ringraziato per il coinvolgimento in questo progetto, ha spiegato che, dopo aver messo in discussione più volte il disegno del logo, è rimasto fedele a quanto disegnato sin dall’inizio: due manine molto semplici, che si uniscono a formare un cuore. Questo simbolo celebra la resilienza del cuore umano e incoraggia ad abbracciare e ascoltare il proprio cuore e quello dell’altro.
La presentazione del progetto e la sua fase successiva
La parola, poi, è passata a Francesco Costa, responsabile del Servizio Diocesano per la Pastorale Giovanile, che ha spiegato come quest’incontro diventa un momento “cerniera”, che segna l’inizio di una nuova fase progettuale nella quale saranno coinvolti tutti gli attori che operano sul nostro territorio a difesa e tutela dei più fragili e dei più vulnerabili, come le forze dell’ordine della Polizia di Stato, rappresentata alla conferenza stampa dall’Isp. Marco Lamanna, e dell’Arma dei Carabinieri, rappresentata dal Magg. Mario Petrosino. Entrambi, nei loro brevi interventi, hanno dichiarato di sposare a pieno il progetto diocesano e si sono resi subito disponibili a mettersi a fianco del Servizio diocesano per la Pastorale Giovanile in un’azione di prevenzione delle tante dinamiche di violenza che possono generarsi nei luoghi abitati dai ragazzi.
Ad arricchire ancora di più la rete e il tavolo di lavoro e co-progettazione saranno le tante realtà che già da anni operano sul territorio diocesano rispondendo alle tante esigenze che provengono dal mondo giovanile.
Non porsi come “esperti” che colmano dubbi e soddisfano curiosità, ma come figure di riferimento
I prossimi passi vedranno presenti i vedranno presenti i promotori e quanti aderiranno al progetto nelle dieci Vicarie della Diocesi, dove, con l’aiuto dei parroci che fungeranno da aggancio e anche da sentinelle rispetto a tante dinamiche che possono crearsi, l’obiettivo non sarà quello di porsi come “esperti” che colmano dubbi e soddisfano curiosità, ma come figure di riferimento per i ragazzi in un clima di confronto e di dialogo, per aiutarli a riflettere su tematiche centrali per uno sviluppo armonico della loro personalità.
Un altro tassello importante sarà la formazione dei sacerdoti rispetto a certi temi che rendono necessari anche nuovi strumenti per il servizio pastorale e di accompagnamento.
Questo percorso nasce dalla convinzione che una buona Pastorale giovanile consiste nell’essere un processo di educazione alla fede, in cui i giovani acquisiscono comportamenti che si esprimono nella concretezza del loro quotidiano come esercizio di servizio nella stessa comunità credente e di cittadinanza attiva e solidale; ossia una cittadinanza che diventa la pratica della giustizia, contraria a ogni oppressione, dominazione o dipendenza, per formare una nuova società in Cristo. La dimensione sociale è, infatti, una dimensione qualificante del processo di evangelizzazione.
Francesco Costa: “Fare rete è la nostra prima missione”
“Questi sono i presupposti fondamentali – ha concluso Francesco – che ci hanno portato a voler fortemente condividere in una rete di relazioni questo progetto di educazione all’affettività e al rispetto. Fare rete è la nostra prima missione, continuando a co-costruire obiettivi raggiungibili, necessari a guidare un’azione concreta per combattere il disagio giovanile. Desideriamo lavorare insieme, valorizzando quel molto di buono che già è stato fatto”.
La Chiesa di Catanzaro-Squillace, nel porsi in prima linea in questo percorso comune, vuole offrire innanzitutto il proprio impegno responsabile e appassionato, illuminato dai valori che il Vangelo consegna a ogni cristiano.
Le conclusioni di Mons. Maniago
A conclusione della conferenza stampa, Mons. Maniago ha sottolineato due parole: “La prima è benedire, nel senso di dire bene di quanto è stato fatto. È bello che questa iniziativa sia nata dai giovani per i giovani. La vita può essere davvero bella e, come già detto all’inizio di questo incontro, facciamo in modo che il bene vada di moda. È un seme di speranza e ringrazio, questa è la seconda parola, quanti sposano questo progetto ed è davvero preziosa la vostra presenza. È importante collaborare in questa passione comune per aiutare le persone a non rovinare la bellezza di essere uomini e sentirsi tutti sulla stessa barca, come direbbe papa Francesco, tutti importanti perché la barca possa continuare a navigare. A voi e ai nostri giovani il mio grazie e il mio augurio di ogni bene”.