Il nostro Arcivescovo S.E. Mons. Claudio Maniago è intervenuto ieri, mercoledì 15 novembre, ai lavori del convegno sulla «Dimensione comunitaria della santità», promosso dal Dicastero delle Cause dei Santi e svoltosi presso l’Istituto Patristico Augustinianum di Roma.
Monsignor Maniago ha evidenziato che la celebrazione della liturgia, concepita secondo lo spirito del Concilio Vaticano II vuol dire innanzi tutto collocarsi «nella prospettiva dell’esortazione apostolica di Papa Francesco Gaudete et exsultate, per cui la santità è una chiamata universale e ordinaria, da viversi nella comunione del popolo di Dio, come una tensione continua ad ospitare e a lasciarsi trasformare dall’amore misericordioso di Dio».
Nella sessione, moderata dal direttore editoriale del Dicastero per la comunicazione, Andrea Tornielli, Mons. Maniago ha fatto notare che «la Chiesa è chiamata a vivere la dimensione della esperienza celebrativa che si offre come un cammino comunitario non segnato da “gesti eroici”», ma che piuttosto «andrà crescendo mediante piccoli gesti», che «segnano concretamente il cammino feriale della santità».
La liturgia – ha sottolineato l’Arcivescovo – ha, infatti, l’obiettivo della santificazione del popolo di Dio. Lo ricordava già San Girolamo quando affermava che «non sono le pareti a fare i cristiani». Non basta, perciò, «l’analisi esteriore di forme, ma occorre esaminare il modo in cui l’attività culturale va vissuta dal di dentro». Questa realizzazione esige «la presenza di una comunità adulta la cui maturità è direttamente proporzionale alla misura assembleare delle azioni compiute».
Mons. Maniago ha quindi ripreso alcuni passaggi della Sacrosanctum Concilium, che ripropone la liturgia come «un complesso di segni sensibili ed efficaci, ristabilendo anche una riforma generale finalizzata al recupero della partecipazione» e definendo esplicitamente l’assemblea come «la più alta manifestazione della Chiesa».